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Cara Paola,
e me non mi saluti?
Guarda che non ti do neppure una raviola!!!!Tutto bene con papà?
Un forte abbraccio
Ivana
chiedevo:
l’impasto che vedo nella ricetta è con farina di grano, e questo è così anche per noi…poi avete parlato, tu e Betta di farina di castagne e di ceci, quindi pensate anche alla realizzazione della pasta con queste farine sostitutive.
Non ci avevo pensato, però non sarei del parere di usarle..
ma vi dico la scappatoia che adotto io, visto che realizzo le raviole anche “fuori stagione”: se non voglio fare tutta la tiritera di ammollare, lessare le castagne, uso la crema di marroni, il vasetto in commercio, la mischio a confettura di prugne, anche scagliette di cioccolata amara, un frollino sbriciolato per compattare, ecc.Quando sono cotte, al forno, le rotolo nell’alkermes (altra nostra variante ) poi nello zucchero semolato, che serve per la conservazione.
Queste raviole vanno riposte in cantina!!!!!
Ciao a tutte
Ivanabellissimo, interessantissimo:
per favore fatemi i richiami, perchè con tutto il mio daffare in questi giorni, non riesco a recuperare la lettura della settimana che mi manca di questo sito.Ciao
Ivana
Qui stiamo parlando di un semplicissimo piatto svizzero, conosciuto in tutti gli angoli del paese e interpretato con varianti da cittadina a cittadina
Graffiti parla di una variante della ricetta-base del Roesti di Berna, la capitale.
Si parte dalle patate, che possono essere usate da crudo, ma anche lessate.
Se crude vanno mantenute dal giorno prima nell’acqua ad ammollare.
Pelate, vanno grattugiate a listerelle. Si riscalda a vuoto una padella, si mette una parte del grasso (burro o strutto),e quando è ben caldo si fanno scivolare le patate, facendo degli strati che vanno salati, poi si appiattisce il tutto e si lascia cuocere nella parte sotto, per 10 minuti, finchè non imbiondisce, con un coperchio voltare il tortino, aggiungere il rimanente grasso inserendolo lungo le pareti, per farlo andare sotto alle patate. Cuocere ancora per una 20 minuti, coperto.
Come quantitativo, per 4 persone un kg di patate 3-4 cucchiai di burro, o burro e strutto, e rispettivamente 100 g di speck o 200-250 g di formaggio, a scelta.Allo speck, in fettine sottilissime e poi tritate si può abbinare l’erba cipollina e prezzemolo, oppure anche due belle cipolle tagliate fini
Un piatto rustico, ma molto appetitoso.
Ciao
Ivana
Per non parlare di influssi teutonici nella mia zona…la statale Monaco-Brennero-Verona-Bologna è stata per secoli la strada maestra che passava per il mio paese (e passa ancora, se non si fa la A21),
Di qui son passati i poeti tedeschi innamorati dell’Italia, vedi Goethe in testa, di cui abbiamo testimonianze nelle vicinanze e descrizioni nel suo “Viaggio in Italia”.
Come viceversa la nostra brazadèla (da Brachium latino, quel pane che i miltari si infilavano al braccio!) e che per secoli era il dono per i cresimandi, è diventato al Nord il Brezel, le braccia incrociate sulle spalle dei monaci.
Insomma siamo tutti…parenti (non serpenti, eh…mi raccomando!!!)
Ciao…belle ‘ste storie!!!!
Ivana
Adesso, per fare da Bastian Contrario vi segnalo un menu “rurale”, usanza delle campagne della Bassa Bolognese (praticamente la ristretta zona mia natia!!!!);
Io cerco di mantenere viva tale tradizione, alternando le pietanze con altre di…fantasia, o meglio quelle ricette che si raccattano un po’ ovunque, in riviste e oggigiorno in Internet.La Vigilia di Natale è considerato anche giorno di digiuno: a mezzogiorno si mangiava, con un tozzo di pane bianco, un “mucchietto” di “pesciolini legati…per …il sedere” o pesciolini birichini”, quei pescettini sotto aceto, che erano un bel po’ acidini e nelle case un po’ più abbienti ci si permetteva la “stortina” o meglio l’anguilla marinata, anch’essa bella acidina, comprato il tutto dal droghiere, che apriva proprio sotto Natale, quelle grandi latte di questi prodotti.
Si poteva anche avere la “saracca” salata, ammorbidita nel latte o passata sulla brace del camino!Alla sera la cena era però bella consistente:
niente antipasti!
Spaghetti rigorosamente al tonno e cipolla al sapore del prezzemolo,
trota al forno
o anche cefali (l’alto mare, qui da noi, era tabù)Poi si passava direttamente ai dolci:
il Paen d’Nadèl casalingo, fatto con le più varie “varianti” possibili, da famiglia a famiglia
poi i “Sabadoni”, il parente povero delle raviole dolci, fatte con una pasta all’uovo semplice, appena appena dolce, riempiti con purea di castagne, un po’ di savòr, e fritte nello strutto, poi imbibite di Saba.
Dolci che duravano delle settimane, conservate al fresco e lontano dalle svelte manine dei molti bimbi di casa!!!!Ma sto elaborando il mio, mentalmente e ve lo passerò!
12 Dicembre 2006 alle 23:00 in risposta a: Pinza con marmellata di prugne o Savòr (tipico bolognese) #160380La foto del trancio di questo dolce tipico,è nel buon giorno, il piatto della colazione casalinga!
altre due foto sono in viaggio da stamani…ma se mi spiegate come si fa con imageshack farei prima, senza disturbare!Buona notte
Ivana
Senti Anna Maria,
secondo me quegli antenati vostri salernitani, che hanno inventati questi cazuncelli, erano gemelli di quelli nostrani che hanno inventato le raviole!!!!
Le avevo postate di là, ma le recupero per farle vedere…solo che da noi esiste il tipo fritto, come il tuo, ma anche quello al forno, che oggi va per la maggiore, e si trova in tutti forni, e adesso le famiglie le preparano per le prossime feste!
Che strane affinità…stesssa forma, stessi ingredienti, a ricordo dell’abbondanza di castagne che c’era nelle nostre colline, che davano il cibo quotidiano dei poveri.
Grazie!
Ivana
ehiiii,,non ci fate risparmiare, voi, presentandovi a…scaglioni!!!!!
C’è qualcun altro?????
BENVENUTA
anche a te Paola!!!!
ciao
Ivana
Benvenuta
sento il profumo!!!
Ciao
Ivana
E’ entrato qualcuno intanto che ero al mercato!!!
Un grosso B E N V E N U T O
Anche da me!
Ivana
Tanti Auguri
e un BENVENUTA di cuore
Ivana
Che meraviglia!
Zeppole si fanno anche qui da noi, in altra maniera…ma mi devo documentare…questi tuoi sembrano quasi i topini, quelli dolci però, morbidi morbidi, ripieni di crema o liquore, ma sono cose che io non ho mai fattoPreso subito nota….anche perchè pensavo si dovesse fare l’impasto per bigné, quindi bollire la farina nell’acqua…mentre così è praticamente una pastella, dal quantitativo di acqua, ma parlo senza cognizione di causa,…vedo solo delle belle cose che ispirano parecchio!
Grazie
Ivana
Ragazzi, calma
ho fatto una seduta (meglio una sdraiata!) dal dentista, eccomi:
per Alexanna: Non sono quelle!
Per Carlino: e le carote? Anche quelle servono!La nostre frittelle sono del periodo di carnevale, la loro storia è caratteristica…ve ne parlerò!
Ciao!
Ivana
una rispostina ti arriva per posta!
ciao
ivana
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