Una Sagra di Campagna

 

… e non solo…..

Oggi, nell’assolata pianura modenese ho avuto un incontro insolito….

Nell’itinerario, un girovagare su campi dalle stoppie ancora pungenti, o nei cortili di case coloniche raggruppate a formare una piccola frazione di un comune modenese, sono entrata anche in una stalla.

Qui tutto è ancora come 50 anni fa… come se il tempo si fosse fermato: ritrovi la paglia e il fieno nel porticato, e, entrando dalla larga porta di ferro, sei quasi a contatto ravvicinato con la coda e il posteriore delle due mucche bianche, serrate tra muri grezzi della rozza posta di pietra, dove, annoiate, stanno in attesa di chi sa che cosa.

Non tardiamo ad accorgercene… anche la Chiesa è a pochi passi, e proprio al limite del sagrato c’è un carro antico, bello lucido, con gli intarsi colorati ben evidenti, e sopra v’è una impalcatura ornata da teppeti e vasi di fiori, con una teca in vetro… che ancora aspetta la statuetta della Madonnina.

I preparativi sono abbastanza frenetici, il megafono di tanto in tanto gracchia degli avvisi, o sollecita qualcuno a spostare la moto, che si trova proprio sul percorso della processione.

La statuetta viene inserita con cautela nella teca di vetro nella parte alta dell’impalcatura.

Poi vedi che arrivano le due bianche mucche, col giogo al collo e le narici agganciate.

Le belle corna fiere e allungate sono il solo simbolo della nobiltà dell’animale.

Spostamenti di veicoli, intoppi nell’approntare l’impalcatura prolungano questa permanenza davanti alla chiesa… e una delle mucche, scocciata forse… ma soprattutto incontinente, spruzza un bel po’ di questo liquido giallo nella polvere della strada battuta, facendo spostare in tutta fretta le donnette che stavano per incolonnarsi per la processione.

Infine si avviano e la scarna teoria di persone avanza nella strada stretta di campagna, affiancata da cancelli infiorati e addobbati, passando sotta a luminarie in stile campano, come è ben citato nel depliant della sagra, lasciando dietro un eco di preghiere cantilenanti.

E io mi siedo a rilassarmi sotto un platano ombroso, nel prato, da cui vedo tutta la scena campagnola, che mi circonda… le attrezzature già pronte per le manifestazioni agricole delle serate, più lontano le fila di trattori e macchinari agricoli, di varie epoche, ben tirati ad olio, è il caso di dire, e la gente un po’ strana, gente contadina di queste parti o altri tipi di altre regioni, o paesi, come dalla Germania, dall’Ungheria, dall’Olanda, e tutti sembrano mossi da un amore incondizionato verso questo antico mondo dell’agricoltura.

Vi sono tanti stands, da quelli semplici dei gnocchi fritti, dislocati ben visibili, mentre i ristoranti o le pizzerie sono un po’ più nascosti dalle case…e sono già in fermento per la folla che vi si riverserà all’imbrunire.

Noi non rimaniamo… ci allontaniamo dal movimentato spiazzo e andiamo a prendere l’auto dal parcheggio megagalattico che si estende su campi immensi di stoppie calpestate, gialle e ardenti sotto il sole ancora cocente.

Testo di Ivana Setti

 

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