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La parola Meneghino (in milanese Meneghin) è un diminutivo del nome Domenico (milanese Domenegh e Menegh). È una maschera della Commedia dell’arte che si identifica con la città di Milano. Di origini incerte (all’inizio era Meneghin Pecenna “parrucchiere pettegolo”), venne introdotta in teatro nel ‘600 da Carlo Maria Maggi, che gli ha dato l’immagine del personaggio popolare, giunta fino ai giorni nostri. Più avanti Carlo Porta ha contribuito ad aumentarne la popolarità fino alla metà dell’ottocento, epoca in cui Meneghino è diventato simbolo dell’animo patriottico milanese, contro la dominazione asburgica.
Nel Carnevale Ambrosiano, è accompagnato da un’altra maschera popolare milanese, moglie di Meneghino: la Cecca di Berlinghitt, diminutivo dialettale di Francesca (“birlinghitt” vuol dire “fronzoli, nastri, guarnizioni); essa forniva al marito quanto era necessario per le
occasionali clienti. È la classica moglie sorridente e volonterosa, che s’industria come può per aiutare il marito: la “classica” coppia milanese che, con fantasia, volontà, sacrificio e spirito imprenditoriale, riesce sempre a far quadrare i conti di casa. La particolarità della maschera milanese è il suo essere l’unica fra tutte le maschere a non portare la… maschera, e questo a dimostrazione della sua autenticità e onestà.L’affermazione di Meneghino come simbolo di Milano è relativamente recente, in precedenza il personaggio milanese per eccellenza era Beltrame (Baltramm de Gaggian, importato quindi dal contado: Gaggiano è una località della Bassa Milanese). Il Baltramm è una maschera di origine milanese nata nel Cinquecento, spesso conosciuto anche con il soprannome di “de la Gippa”, per via della ampia casacca che solitamente indossa, rappresenta il personaggio del contadino stolto e fanfarone, capace solo di commettere grandi stupidaggini, volendosi mostrare più signore di quanto non sia. Nel corso del ‘600 Beltrame impersonava tutte le parti di marito e veniva caratterizzato come un “compare furbo e astuto”. Secondo la tradizione il personaggio deve la sua nascita all’illustre attore Nicolò Barbieri (Vercelli, 1576) che fece parte della Compagnia degli Accesi al servizio del Duca di Mantova. Rimasto per molto tempo la maschera milanese per antonomasia, lascerà in seguito il posto a Meneghino.
Anche il Baltramm ebbe un predecessore e fu il Lapoff, una specie di Pierott cittadino; infatti vestiva di bianco, con grossi bottoni neri per chiudere la giubba: “himm più gross i botton del Lapoff”, disse il poeta milanese per eccellenza, Carlo Porta, per indicare certe michette.
Intendete queste? Fatte sabato sera, passate in zucchero e cannella e spazzolate tutte.
Sì Ferny, li puoi pastellare (a spicchi sottili e scottati in acqua bollente) e friggere, sono molto buoni. Se poi li avvolti in una fettina di pancetta ancora meglio.
Io amo i finocchi sia crudi, anche solo mangiati così “nature”, sia cotti, magari passati in forno con parmigiano e fiocchetti di burro o saltati solo in padella.
Buonissima anche la torta salata di finocchi e prosciutto cotto con uova sbattute con parmigiano e latte o lo strudel con finocchi, emmental e pancetta o finocchi, fontina e acciughe sott’olio.31 Gennaio 2008 alle 7:58 in risposta a: Se è proprio necessario… facciamolo in casa… il Ketchup! #197211A casa nostra non si usa questa salsa, a suo tempo io preferivo la Salsa Rubra 🙂
Ofelia anch’io faccio questa ricetta per la salsa rosa o meglio la facevo visto che ora utilizzo poca salsa di pomodoro e a volte sostituisco il Brandy con il Whisky.
Buongiorno, qui piove da stanotte e fa freddo. Dovrebbero essere i giorni della merla, i più freddi dell’inverno…
Da Wikipedia: I cosiddetti giorni della merla sono, secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio, ovvero il 29, 30 e 31; sono considerati i giorni più freddi dell’inverno.
Il nome deriverebbe da una leggenda secondo la quale, per ripararsi dal gran freddo, una merla e i suoi pulcini, in origine bianchi, si rifugiarono dentro un comignolo, dal quale emersero il 1º febbraio, tutti neri a causa della fuliggine. Da quel giorno tutti i merli furono neri.
Secondo una versione più elaborata della leggenda una merla, con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da Gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva a aspettare che la merla uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di Gennaio, che allora aveva solo 28 giorni. L’ultimo giorno del mese, la merla pensando di aver ingannato il cattivo Gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio si risentì talmente tanto che chiese in prestito tre giorni a Febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino, e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì, salva, ma il suo bel piumaggio si era annerito a causa del fumo e così rimase per sempre con le piume nere.
Come in tutte le leggende si nasconde un fondo di verità anche in questa versione possiamo trovarne un po’, infatti nel calendario romano il mese di gennaio aveva solo 29 giorni, che probabilmente con il passare degli anni e del tramandarsi oralmente si tramutarono in 31.
Per quanto la leggenda parli di una merla, nella realtà questi uccelli presentano un forte dimorfismo sessuale nella livrea, che è bruna – becco incluso – nelle femmine, mentre è nera brillante – con becco giallo-arancione – nel maschio.
Guarda qui: post13595.html?hilit=waffles#p13595,
c’è anche la foto che ho fatto.Ma che bontà, ottimo anche adesso per merenda [smilie=007.gif] , grazie Ivana, copio subito la ricetta.
Beh almeno io sono stata fortunata [smilie=007.gif] , non solo ho fatto da ornamento (si fa per dire) ad una macchina sportiva ma l’ho anche guidata per un bel po’, Franco l’ha comperata proprio perché piaceva a me, l’abbiamo tenuta tre anni poi, causa nostra età non proprio più verde, l’abbiamo rimpiazzata con una Jeep.
Buonissime le lasagne vegetariane, anch’io a volte uso le patate a fettine sottili passate prima al burro, poi unisco carciofi o asparagi e pisellini.
Oddio, non ho mai provato con il pollo ma secondo me abbianando pollo e maiale viene abbastanza saporita come deve essere.
Ferny ,coniglio e vitello vanno benissimo insieme. Sì, anche d’estate è ottima contornata da una bella insalata mista.Buongiorno a tutti e auguri a Tommy. [smilie=011.gif]
28 Gennaio 2008 alle 7:48 in risposta a: Auguri Paolettaaaaaaaaaaa, regina indiscussa del pane!! :o) #197216AUGURONI con una torta “a tema bebé”
Buongiorno, vado e torno da Gressoney in giornata, respirerò un po’ di aria pura 😀
Tantissimi auguri ad entrambi, vi auguro di passare una gionata super!!!
Roxy ti rispondo io: Giopin trigozz (una volta il gozzo era una patologia molto diffusa specialmente tra la gente povera) è un personaggio presente in tutti i teatrini dei burattini lombardi. Per essere più precisa cito da Wikipedia:
“Gioppino è una maschera bergamasca. La sua principale caratteristica fisica sono tre grossi gozzi, da lui chiamati le sue granate o coralli, che ostenta non come un difetto fisico, ma come veri e propri gioielli. La tradizione vuole che sia nato da Bortolo Söcalonga e Maria Scatoléra a Zanica dove vive con la moglie Margì e il figlio: Bortolì. Il suo nome in bergamasco è Giopì de Sanga. Ha anche due fratelli Giacomì e il piccolo Pissa ‘n braga e i nonni Bernardo e Bernarda.
Faccione furbo, rubicondo, vestito di grosso panno verde orlato di rosso, pantaloni scuri da contadino e cappello rotondo con fettuccia volante, di mestiere fa il facchino e il contadino, professioni che non professa preferendo guadagni occasionali meno faticosi. Di modi e linguaggio rozzissimi, di buon cuore, porta sempre con sé un bastone che non disdegna di usare per far intendere la ragione, sempre comunque a vantaggio dei piccoli e degli oppressi. Amante del vino e del buon cibo, si dichiara innamoratissimo della Margì.
Gioppino incarna il sempliciotto rozzo ma di buon cuore, pronto a difendere i deboli.«E me so Giopì de Sanga
con trei patate en banda
e töc i me domanda
de che paes so me
E me ghe dò risposta
con voce sopraffina
se g’o la patatina
l’è töta roba mè»” -
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