Giovedì Grasso

Il giovedì grasso oggi ha connotati diversi da quelli di un tempo. Adesso i bambini vanno a vedere i burattini al teatro del paese, si vestono con strabilianti abiti di carnevale, assumono, con vari tipi di maschere o trucco, sembianze di personaggi dei fumetti o dei film che fanno cassetta, di maghetti e ragazze streghette, o di mostri dai cartoni animati del lontano oriente.

Ma proprio in questo giorno, anni e anni fa, i bambini dei nostri paesi non andavano a scuola, si preparavano per andare nelle case dei contadini, allora numerosi in campagna, fin dalle prime ore del mattino, tenendo in mano “el sspròch” o legnetto secco appuntito.

Si avvicinavano alle case e pronunciavano la frase di rito:

brasoula, brasoula,
sò par la sprucaroula!
(braciola, braciola, qui sul bastoncino!)

Le strade e carreggiate di campagna erano per tutta la mattinata percorse da questi questuanti bambini, con qualche intruso adulto e da ogni casa di contadini ciascuno riceveva la brasoula!

Alle sei di mattina la szdoura cominciava a friggere le frittelle. Già la sera prima aveva preparato la minestra di fagioli molto abbondante, aveva fatto la così detta “colla” , la pastella da mescolare alla minestra, fatta di farina, formaggio grattugiato, uova, e un pò di acqua o latte per tenerla un pò tenera.

Alla catena del focolare pendeva la grossa padella di rame stagnato tutta annerita dal fuoco, in essa lo strutto fumava emanando effluvi tutto intorno.

Sul tagliere la donna teneva pronta una pila di fette di lardo, ricavate da un bel trancio ancora lucido di cristalli della salagione, preparato proprio per questa occasione: a ogni bambino veniva “inspruchéda”, imbroccata, una fetta nel bastoncino e gli veniva data anche una frittella, ma questa molto più di rado e solo a persone , diciamo, gradite.

Le frittelle erano la colazione della famiglia del contadino, anzi per tutti i pasti di quella giornata, fresca o riscaldata era il cibo proprio del giovedì grasso.

Magari a mezzogiorno si friggeva di nuovo e si preparava la tipica frittella con l’anima: nel friggere la pastella già bella tosta per la minestra, le uova, il formaggio e la farina che conteneva, la szdoura inseriva nella cucchiaiata che metteva nello strutto, una fetta di salame, che veniva ricoperta da altra pastella.

Si calcolava una fetta ogni 10 frittelle, o, nel migliore dei casi, ogni sette! Era fortunato chi riusciva ad averla, ci si allenava per distinguerla dal colore e potersela accaparrare.

Io cerco di mantenere vive le usanze della vecchia tradizione.

Non vengono i bambini alla cerca della “brasoula” al mattino, ma alla sera arrivano a casa mia parenti ed amici, io metto due larghe padelle sui fornelli, scaldo a dovere lo strutto e faccio le frittelle con l’anima!

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Testo e foto di Ivana Setti

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