Il Papà del Gnocco

Quando comincia il Carnevale? Secondo un detto popolare di alcune regioni si direbbe il 17 gennaio, il giorno di S.Antonio abate : “Sant’Antuone, mascare e sone”.
A Verona, invece ( sarà poi vero che “veronesi tutti matti”?) già il 6 gennaio, prima ancora che “L’Epifania tutte le feste si porti via”, iniziano i preparativi per il Carnevale, preparativi che consistono nell’apertura della campagna elettorale per designare colui che stabilirà il programma dei festeggiamenti e sarà alla guida di tutte le manifestazioni, molte delle quali a scopo benefico.
Quest’anno le elezioni si sono svolte il 14 gennaio, giorno in cui son stati chiamati alle urne e sono accorsi numerosi i veronesi del quartiere S. Zeno, antico e popolare rione che sorge intorno alla storica basilica, nota, tra l’altro per la pala d’altare del Mantegna e per gli splendidi portali.
Per i non veronesi ha poca importanza conoscere il nome ed il cognome di questo personaggio che è ora il “Papà del gnocco”, la maschera più importante e famosa del Carnevale Veronese, manifestazione che vanta origini antichissime, precisamente dal 1531.
In tale data, una carestia aveva fatto salire alle stelle il prezzo del grano, della farina e del pane e contro i fornai, che rifiutavano di vendere il pane a prezzo calmierato, ci furono manifestazioni di piazza organizzate dai “sanzenati”, gli abitanti del quartiere di S. Zeno.
Per sedare la sommossa fu deciso di distribuire gratuitamente al popolo, nell’ultimo venerdì di carnevale, grano, farina e cibo, ivi compresi i famosi gnocchi.
Tra i promotori di tale iniziativa si distinse Tommaso da Vico, che diede inizio alla tradizione del carnevale e che venne ricordato, appunto dedicandogli una maschera, il Papà del Gnocco, dal costume avorio e scarlatto, una voluminosa parrucca bianca, un tondo pancione e con in mano, a mo’ di scettro, un forchettone (piron) su cui è infilzato un enorme gnocco.
L’attività di questo bonario, generoso e florido Papà culminerà il 16 febbraio, ultimo venerdì di carnevale, “venerdì gnocolar”, come tradizione vuole, con un corteo aperto dal Papà del Gnocco con tutta la sua corte di maschere che negli anni sono nate per rappresentare gli altri quartieri cittadini:il Duca della Pignata, il Dio de l’Oro, Re Teodorico della Cadrega, Simeon de l’Isolo, il Principe Reboano, il Duca della Seola, il Conte Nogarola, Mastro Sogar, il Re del Goto, il Conte Polenton, il Conte Caramela ed altri.
Anche queste maschere hanno nomi che, in parte richiamano la bella mangiata che avrà luogo nelle piazze e per la quale, oltre agli gnocchi si prepareranno, in quello che vien definito addirittura Baccanale, polenta, salumi, formaggi ed i buoni vini locali. Infatti la Pignata è la pentola, la Seola la cipolla, il Goto il bicchiere e il Polenton…non ha bisogno di traduzioni.

In tanta godereccia baldoria si può tranquillamente soprassedere alle dispute in cui i puristi che sostengono la correttezza lessicale de “gli gnocchi” si scontrano contro la tradizione locale de “I gnocchi “, ogni discussione si seda davanti al piatto fumante che, in ogni casa cittadina si porta in tavola al venerdì gnocolar.
E se volete la ricetta ecco quella che, nel 1713 Francesco Dionisi scrisse, in latino maccheronico con influenze vernacolari veronesi

Hunc Antenates nostri travavere piattum,
Hunc conservabit sedula posteiritas.

Qui fandi Gnoccos bramasset habere ricettam,
En Verona docet bravior Hippocrate;

Ante tamisatae sex libras sume farinae,
et misce quantum sit satis intus aquae;

Totum impastetur, grandis pyrolona fiatur,
Inque quater centum divide particulas;

Has sfregolando super digito cum pollice, rizzas
Roversis faciat gratacasola busis;

Comque parechiatus steterit parollus ad ignem,
Extemplo in calida praecipitentur aqua;

Quae postquam mediam ad summum bolliverit horam,
Gnocca procul dubio cocta, stracota dabit,

Ne perdas igitur temps, sbosoque manestro
Collige; dum fumant, dumque bazota tremant,

Grattati libram casei, librasque botèri
Adde duas; nec quod sint nimis uncta time;

Gnocca debent etenim cunzari semper abunde,
Ut per gargatum plu molesina fluant.
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Ofelia Allegretta

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